IL GIGANTE DI TREZZO D'ADDA

Articolo pubblicato su www.facebook.com/Winniler in data 16/11/2022

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Le sale del Castello Visconteo di Trezzo d'Adda hanno recentemente visto l'aggiunta di un nuovo allestimento: la ricostruzione, a grandezza naturale, di uno dei funzionari longobardi, ben noto agli studiosi del periodo, le cui spoglie sono state ritrovate nella vicina Località San Martino.

I ricchi corredi ritrovati in questa località (a ovest della riva del fiume Adda, confine naturale tra la macroregione occidentale del Regno Longobardo, chiamata Neustria, e quella orientale, detta Austria) hanno permesso di identificare alcune tombe di personaggi di rango molto elevato, alcuni quasi certamente legati al sovrano da un rapporto diretto e privilegiato (come testimoniato dagli anelli-sigillo con loro deposti).

Ricostruzione del corredo e manichino di Rodchis, esposto ad Ottobre 2022 presso le sale del Castello Visconteo di Trezzo d'Adda.

Il personaggio ricostruito, un dignitario deposto con le sue armi per rimarcarne la funzione guerriera tipica della società longobarda, è stato sin da subito soprannominato "il gigante" per via dell'altezza che pare superasse i 2 metri. La sua tomba (identificata come la "numero 2" e ricostruita nel 1993 nei sotterranei della Villa del Castello Visconteo) venne scoperta il 20 ottobre 1976 e lo scavo partì il giorno successivo.

Quello che segue è un estratto della descrizione che compare alle pagine 26 e 27 de "La necropoli di Trezzo sull'Adda" (a cura di Elisabetta Roffia, ed. All'Insegna del Giglio, 1986):
"La tomba misurava all'interno m 1,98 di lunghezza, m 0,95 (ovest) - 0,90 (est) di larghezza ed era profonda m 0,65. [...] Si intravedevano chiaramente i resti ossei del defunto, alcuni dei quali non più in connessione anatomica. [Nota a piè pagina: la calotta cranica si trovava sulla spalla destra del defunto; la colonna vertebrale era spezzata e distorta. Nonostante l'evidenza dei resti ossei, così come appaiono anche documentati in fotografia, al momento dello scavo eseguito in cantiere risultò impossibile conservare i resti ossei che avevano totalmente perso ogni consistenza materiale. [...] L'analisi dei pochi resti ossei ricuperati ha definito l'inumato come un adulto maschile, di 30-35 anni di età.] Il defunto appariva giacente in posizione supina, con il cranio ad ovest, il braccio sinistro orizzontale e l'avambraccio piegato verso il basso, il braccio e l'avambraccio destro lungo il fianco, leggermente scostati da esso, le gambe divaricate e piegate al ginocchio come se la loro posizione parallela non fosse stata possibile per l'insufficienza dello spazio disponibile. [...] Nello scavo della tomba si rinveniva inoltre [...] l'anello-sigillo d'oro all'altezza della mano sinistra. [...] La tomba è databile sulla base degli elementi di corredo poco dopo la metà del VII secolo."

Dal testo appena letto capiamo come si è giunti a valutare l'altezza dell'inumato superiore ai 2 metri: una tomba lunga ben 1,98 m pare abbia costretto a piegare le gambe del defunto per potervelo deporre all'interno.

Tomba numero 2 di Trezzo d'Adda prima e dopo l'apertura (chiaramente visibili i resti delle gambe: divaricate e piegate al ginocchio).

Deposto l'armamento al completo: scudo, lancia, spatha e scramasax (con fodero decorato e coltellino annesso). Oltre a due speroni da cavaliere ed ai fili aurei di broccato delle vesti, il segno che eleva maggiormente il rango del defunto, indicandone l'importante carica ricoperta in vita, era certamente l'anello-sigillo che presenta il nome del proprietario (Rodchis) ed il titolo onorario "v(ir) il(lustris)".

Anello-sigillo dalla Tomba numero 2 di Trezzo d'Adda.
Anello aureo costituito da verga di notevole spessore, a sezione circolare e da piastra centrale circolare, decorata lungo il bordo da piccoli punti incisi.
Oro fuso a matrice, con decorazione ripresa in parte a bulino. Integro, Ø anello cm 2,9; Ø piastra cm 2,1; spess. cm 0,3; peso gr. 27,68 (N. inv. ST.19467)
(a) foto dell'anello sigillo
(b) rappresentazione grafica della decorazione
(c) ricostruzione della decorazione, in stile realistico, apparsa su un giornale dell'epoca che annunciava le scoperte rinvenute durante lo scavo

Ma chi rappresentava l'immagine riportata sul sigillo? Purtroppo non abbiamo certezze assolute su ciò, visto che gli archeologi da tempo discutono sull'argomento fornendo sempre nuove prove alle teorie sorte durante la storica, ed accesa, disputa tra l'archeologo Otto von Hessen (secondo cui l'immagine rappresentata sugli anelli-sigillo sia riferibile direttamente al sovrano longobardo, che conferiva in questo modo la possibilità di usare il sigillo con il ritratto regale in atti pubblici a dignitari con cariche di rilievo) e lo storico dei documenti Wilhelm Kurze (che riteneva invece come nome e ritratto si riferissero alla stessa persona, senz'altro un alto dignitario, forse anche un referendario, ma, più verosimilmente, un duca, un gastaldo o un giudice). Moderne interpretazioni, ad esempio quella di Marina De Marchi che appoggia la tesi del von Hessen (quella maggiormente accreditata), ritengono che ad essere rappresentato non sia uno specifico Re, bensì una codificata rappresentazione del potere regio; vi comparirebbe quindi un uomo rappresentato secondo le tipiche caratteristiche longobarde: capelli, con scriminatura centrale, tagliati all'altezza delle guance che si continuano con la barba (la classica acconciatura "odinica" di cui abbiamo più volte parlato e su cui ritorneremo).

Chiudiamo segnalando come gli anelli al tempo fossero regolarmente portati sulla mano sinistra; nella pubblicazione sopracitata si ipotizzava come questo anello-sigillo "rinvenuto in corrispondenza della mano sinistra, era probabilmente, per le sue dimensioni, portato al pollice" (ma, ipotizziamo noi, date le dimensioni colossali del proprietario e l'impossibilità di conservarne tutti i resti scheletrici, potrebbe anche corrispondere al diametro di un dito differente dal pollice?!?).

Il momento dell'apertura della Tomba numero 2 di Trezzo d'Adda. Chiaramente visibili i resti delle gambe (divaricate e piegate al ginocchio).

“Tomba del gigante”, ricostruita nel 1993 e visitabile nei sotterranei della Villa del Castello Visconteo. Altre tombe sono collocate nel giardino della Villa Comunale.