LA SPADA ED IL FANTASMA DI RE ALBWIN

Articolo pubblicato su www.facebook.com/Winniler in data 31/10/2019

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È cosa nota di come il glorioso re Albwin (lett. "amico degli Alfar/Elfi") trovò la morte a seguito di una congiura ordita dalla consorte Rosmunda (che, secondo la tradizione, magicamente ne legò la spada al fodero impedendo al consorte di sguainarla e difendersi dall'aggressore).
Così lo storico dei longobardi, il diacono Paolo di Warnefrit, ricorda al suo popolo la fama del nobile re: «il nome di Alboino risuonò così illustre per ogni terra che ancor oggi, presso ciascuna stirpe, di Bavari o Sassoni, ma anche presso altri uomini della medesima lingua, nei carmi loro ne vengono celebrate la liberalità, la fortuna in guerra, la gloria, il valore. Si narra da molti ancor oggi che sotto di lui furono fabbricati particolari tipi di armi.» [Historia Langobardorum, I - 27] ed ancora «Ovunque era conosciuto per le tante stragi di nemici in guerra! Il suo corpo, tra il grandissimo pianto e i lamenti dei Longobardi, fu sepolto sotto le rampe d’una scala contigua al palazzo. Fu alto di statura, conformato in tutto il suo corpo a fare la guerra» [Historia Langobardorum; II-28].

L'espressione usata da Paolo di Warnefrit, "particolari tipi di armi", non indicava solo la qualità degli oggetti forgiati sotto il regno di Albwin, ma anche la potenza "magica" che alcuni di essi potevano avere quando accresciuta dal valore del guerriero che li brandiva. Ed è qui che iniziamo a parlare della spada del re!

Presso i Longobardi il simbolo della monarchia non era la corona, più adatta a reggenti mediterranei, bensì la lancia regia (simbolo odinico in quanto arma sacra del dio Godan); nonostante questo Albwin viene sempre descritto nell'atto di brandire la sua spada («hai commesso un’azione tale che o tu ucciderai Albonio, o Alboino con la sua spada metterà te a morte» [Historia Langobardorum, II-28] sono le parole di Rosmunda al futuro regicida), ma non sappiamo se l' arma fu la stessa che ricevette dal re gepido Turisindo quando, dopo la battaglia della piana d’Asfeld in cui uccise in combattimento "con la spada" [H.L. I-23] il principe gepido Turismondo, si recò dal re nemico per chiedere il dono delle armi (che secondo tradizione ricevette).
Considerando poi come tale arma fosse sempre al fianco dei re longobardi (come si nota anche nella lamina aurea dell'elmo della Valdinievole, impropriamente detta "di Agilulfo") possiamo dedurre che la spada di re Albwin, oggetto che secondo la tradizione germanica canalizzava la potenza del guerriero, venisse vista dal popolo come un potente manufatto magico che avrebbe accompagnato il più grande dei re nel suo viaggio nell'aldilà (gli stessi regicidi, che trafugarono nella fuga il tesoro dei Longobardi, si guardarono bene dal sottrarre al defunto la sua sacra spada).

L'immagine, scelta per attinenza con la storia narrata nonostante raffiguri il fantasma di un rix gallico, è tratta dal quickstarter del gioco di ruolo "Lex Arcana" (seconda edizione) https://www.needgames.it/wp-content/uploads/2018/10/Lex-Arcana-Quickstarter-Italiano-v1.0.pdf

Quasi due secoli dopo troviamo Giselpert (lett. "freccia splendente"), che fu duca di Verona a cavallo della metà dell'VIII secolo (il suo nome compare infatti sia in un documento veronese del 10/05/745, "Giselpert dux", relativo alla fondazione del convento di S.Maria, poi detta "in Solaro", sia in un atto di un giudizio tenutosi a Pavia, tra il marzo e l'agosto del 762, per volere di re Desiderio e che vedeva comparire tra i giudici "Gisilpert de Berona"), egli passò alla storia per essersi macchiato di un grave crimine per il tempo: «Giselperto, che era stato duca di Verona, aperto il suo sepolcro, ne sottrasse la spada e quanto trovò dei suoi ornamenti. Per questo, con la vanità che è solita tra gli ignoranti, si vantava d'aver veduto Alboino» [Historia Langobardorum, II - 28].
I più razionali potranno pensare che il rimorso per un gesto sacrilego tormentava l'animo del duca tanto da fargli credere di aver visto un fantasma, a noi piace immaginare che lo spirito del Re vegliasse sul suo magico corredo.

L'atto compiuto da Giselpert è noto tra i Longobardi con il termine "grabworfin": «Se qualcuno viola il sepolcro di un morto e spoglia il corpo o lo trascina fuori sia condannato a pagare 900 solidi ai parenti del sepolto. Se non ci sono parenti prossimi allora persegua la colpa il gastaldo del re o lo sculdascio e la riscuota per la corte del re.» [Edictum Rothari, 15]. Cosa spinse il duca a tale atto sacrilego? Di sicuro non la qualità della spada, che dopo quasi 200 anni non avrebbe potuto essere usata in combattimento, allora non ci rimane che pensare al valore magico/simbolico che questa doveva avere agli occhi di un nobile in cerca di accrescere il suo potere negli ultimi anni del Regno; possedendola (assieme agli altri "ornamenti" tra cui senza dubbio rientrava la cintura, oggetto che abbiamo già visto avere una forte valenza magico/simbolica) sarebbe stato visto come un ideale successore di Albwin... purché i suoi guerrieri non avessero giudicato disonorevole il reato di grabworfin da lui commesso. Purtroppo non ci è stato tramandato come l'assemblea degli armati reagì alla notizia di tale gesto né se il racconto del fantasma di re Albwin venne usato dal duca per legittimare il suo appropriarsi della spada, come se fosse stato un passaggio di testimone benedetto dallo spirito del defunto.

Una simile appropriazione trova riscontro nel mondo scandinavo se consideriamo il Carme di Hervör: in cui l'eroina che dà nome al canto, si reca al tumulo in cui è sepolto il padre, il celebre berserker Angantýr, per evocare il suo spirito (cosa ritenuta molto pericolosa) e ricevere in dono la magica spada Tyrfingr, arma forgiata dai nani Dvalinn e Dulinn, il cui potere era accresciuto dall'aver dimorato per un breve tempo nel regno dei morti.